Armani/Silos a Milano è un viaggio nel tempo alla scoperta della carriera dello stilista Giorgio Armani
Il museo fashion concepito da Armani nel 2015 – per i suoi 40 anni di carriera – è arte, storia ed eleganza allo stesso tempo. Non solo per le collezioni esposte ma per come è stato creato lo spazio. Il gioco delle luci, l’ambiente minimal e il colore delle superfici regalano raffinatezza per una esperienza unica.
Ecco perché ci piace lo spazio concepito da Armani.
1. Armani Silos racconta una storia italiana di successo
Giorgio Armani è uno stilista famoso in tutto il mondo, non a caso le sue collezioni si basano sul tema stars. È forte il legame tra l’artista e il mondo del cinema. Ogni anno sul red carpet hollywoodiano sfilano attori e attrici con abiti ideati da Armani. Ricordiamo, ad esempio, il bellissimo abito blu acceso indossato da Nicole Kidman durante la notte degli Oscar nel 2018; e il vestito vintage “senza tempo” indossato all’after party degli Oscar 2020 da Laura Dern, miglior attrice non protagonista per Storia di un Matrimonio.
La società è stata fondata nel 1975 a Milano da Giorgio Armani e Sergio Galeotti. Da allora ne ha fatta di strada. Il Gruppo oggi si occupa di moda donna, uomo, bambino e casa. L’azienda è attiva nel settore della moda e non solo (ora anche locali, hotel, fiori e dolci). Opera in 36 Paesi con tantissimi negozi e boutiques dei seguenti brand:
- Giorgio Armani;
- Armani Collezioni;
- Emporio Armani;
- A/X Armani Exchange;
- Armani Jeans;
- Armani Junior;
- Giorgio Armani Accessori;
- Armani Casa.
2. La bellezza dello spazio espositivo: Armani Silos era un granaio del 1950
In via Bergognone a Milano (zona Tortona), Armani decide di aprire nel 2015 Armani/Silos. Uno spazio per celebrare il lavoro fatto in 40 anni di dedizione e passione. Ma questo lo sappiamo. Non era raro vedere l’artista sistemare personalmente le vetrine del suo negozio in via Montenapoleone (ora in via Sant’Andrea).
Originariamente la struttura di Armani/Silos occupava un vecchio granaio del 1950. Il nome del museo deriva proprio da questo, Silo. Dove una volta venivano conservati i cereali per vivere, oggi ci sono vestiti. Come ha spiegato Giorgio Armani: “E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere”. La ristrutturazione – secondo il progetto dello stesso stilista (nessun architetto famoso dietro ai lavori) – ha portato alla creazione di uno spazio di circa 4.500 metri quadrati su quattro livelli. La mostra racconta gli anni di lavoro dello stilista attraverso le sue collezioni con ben 600 abiti e 200 accessori. I temi che guidano le collezioni sono tre: Androgino, Etnie e Stars. C’è anche un archivio digitale molto interessante con gli schizzi dello stilista a partire dagli anni ’80.
3. Non solo moda ma anche mostre
Oltre all’esposizione permanente, il museo ospita periodicamente diverse mostre d’arte contemporanea. Come la mostra fotografica dedicata a Peter Lindbergh “Heimat. A Sense of Belonging”, che mette in risalto la fotografia senza stereotipi di bellezza ed età voluta dall’artista. Il fotografo è scomparso nel 2019 ma ha lasciato un segno di cambiamento nel settore della moda, dal punto di vista fotografico. Lindbergh dava priorità all’anima del soggetto con ritratti semplici ma che rivelano la verità sul personaggio. Sul suo lavoro, possiamo percepire l’influenza del cinema tedesco della sua infanzia.
Purtroppo Armani/Silos è temporaneamente chiuso al pubblico, ma noi non vediamo l’ora di tornare a visitare le sue meravigliose mostre.