Abbiamo intervistato CIBO, lo street artist italiano che copre l’odio con il cibo. Il suo obiettivo è quello di coprire simboli o scritte di odio e violenza con piatti gustosi.
Pier Paolo Spinazzè, in arte CIBO. Da cosa nasce questa idea e questo nome?
Come tutte le cose belle, nasce un po’ per scherzo e un po’ per necessità. Ero stanco di vedere simboli fascisti, svastiche e scritte d’odio nella mia città e ho deciso di iniziare a coprirli con murales. Cercavo un simbolismo che mi permettesse di sensibilizzare sul tema e agire in maniera concreta per la mia città. Doveva essere qualcosa di territoriale e pop, qualcosa che arrivasse a tutti e che la cittadinanza sentisse proprio. Il tema CIBO per noi italiani è molto importante, rappresenta parte della nostra cultura, è un momento piacevole e inoltre manda in confusione i neo fascisti in quanto di fronte alla cultura e all’arte non sanno rispondere.
Com’è nata la tua passione per la street art?
Disegno fin da bambino. I miei genitori hanno sempre incentivato le mie passioni e, per la gioia di mia mamma, ho iniziato a disegnare sui muri di casa praticamente quasi subito. Poi crescendo ho intrapreso un percorso di studi artistico a partire dal Liceo, che si è concretizzato con una laurea in disegno industriale. Sono più di 20 anni che sono in strada a disegnare. Il successo non è arrivato subito ma determinazione e un pizzico di fortuna hanno fatto sì che oggi sia diventata la mia professione.
Qual è il lavoro di cui sei più orgoglioso?
È sempre l’ultimo! Nel mio lavoro la ricerca e l’innovazione sono fondamentali. L’arte non è statica ma è qualcosa di dinamico, soprattutto se come me fai arte pubblica. Ogni nuovo murales che faccio racchiude messaggi nuovi, sperimentazioni nuove ed è un esercizio artistico diverso. Il successivo è sempre meglio del precedente, per intenderci! 🙂
L’opera più difficile da realizzare?
Ogni opera è diversa e anche la più semplice in fondo racchiude delle complessità. Ma l’opera che al momento mi ha dato più filo da torcere è senza dubbio il 1.1000 metri quadri realizzato per DIVA (APO Scaligera) cooperativa agricola che, attraverso metodi di coltivazione responsabili e seguendo rigorosamente i cicli delle stagioni, collabora con la GDO in Italia e all’estero per donare a tutti la ricchezza e la generosità del territorio veronese. Nel progetto artistico ho cercato di trasmettere tutti i valori sociali dell’azienda, lo stretto rapporto che ha col territorio, la tradizione agricola e la sostenibilità. Per la realizzazione, portata avanti in solitaria, sono stati necessari 6 mesi di lavoro. Un’impresa ambiziosa per un’azienda di grande valore.
Dove lavori principalmente?
L’attività di cancellazione dell’odio è una forma di volontariato che, per scelta, porto avanti principalmente a km 0. Purtroppo Verona offre molto materiale da questo punto di vista. Ma ho in portfolio collaborazioni importanti in tutto il mondo, Italia, Europa, Thailandia, Africa, Stati Uniti e tante altre in divenire.
A Milano troviamo alcune tue opere?
A Milano c’è poco per il momento, ma potete trovare qualche serranda per esempio per Trippa (trattoria presente anche nella guida Michelin) e la gelateria Wally.
Hai progetti futuri?
Certo, ho tantissimi progetti per il futuro ma dobbiamo aspettare che l’emergenza sanitaria rientri.